Come affrontare il declino economico? Bisogna cambiare paradigma. Voltare pagina.
E’ questa la risposta di Jeremy Rifkin, visionario economista americano, alla crisi economica. Si deve investire in innovazione per dare vita a quella che lui da anni chiama la terza rivoluzione industriale. Bisogna costruire un mondo nuovo che si baserà sulla sharing economy, e sull’Internet delle Cose.
“Il Pil – ha detto a Roma, di fronte ad un gruppo di opinion leaders e imprenditori pubblici e privati – sta declinando. La produttività sta scendendo e così gli occupati. Gli economisti ci parlano di 20 anni di bassa crescita. Non c’è qualcosa che non funziona? Non è che questa crisi industriale, unita alla crisi ambientale causata da due rivoluzioni industriali basate su combustibili fossili, richiede una risposta diversa? Io credo di sì. Serve un diverso modello economico per il mondo. E abbiamo a disposizione da 3 a 4 decadi, non di più, per cambiare tutto.
Quello di cui abbiamo bisogno è una terza rivoluzione industriale basata sulla digitalizzazione delle comunicazioni, dell’energia, della mobilità e della logistica. Serve una tripla internet sopra una piattaforma chiamata “Internet delle Cose”. Già oggi ci sono attorno a noi 14 miliardi di sensori, entro il 2030 diventeranno 100 trilioni a servizio di un network globale e distribuito. Questo consentirà di avere bassi costi marginali, maggiore produttività e basso impatto ambientale. Grazie a questo possiamo aumentare l’efficienza energetica aggregata dall’attuale 13% al 40% nei prossimi 25 anni. La terza rivoluzione industriale passa anche dalla sharing economy. Servirà un lungo periodo di aggiustamento, ma la via è tracciata. Ci saranno morti e feriti, aziende spariranno e altre nasceranno. Ma il bilancio finale sarà positivo”.
La questione energetica
“Il costo dell’energia rinnovabile, ad esempio, sta stabilmente calando, si va verso l’autoproduzione e la condivisione del surplus. Le aziende dell’industria energetica fossile e nucleare non possono competere. Perché credete che l’Arabia Saudita abbia recentemente detto che vuole puntare sull’energia rinnovabile? L’Arabia Saudita, il maggior produttore di idrocarburi! Perché ha capito che quello è il futuro”. Un futuro che lui vede molto diverso anche nei trasporti.
I trasporti del futuro
“Se la seconda rivoluzione industriale è stata basata sull’automobile, la terza non lo sarà. Le nuove generazioni vogliono il car sharing, vogliono connettersi alla rete, chiedere un’auto, usarla, pagare. Usare un servizio se e quando serve, non possedere per il gusto di possedere. Per ogni auto condivisa ne vengono eliminate 15. Possiamo eliminare l’80% dei veicoli, con ovvi vantaggi ambientali. Abbiamo 2 miliardi di auto. Bastano 200 milioni di auto condivise, elettriche. Auto fatte in buona parte con stampanti 3D, alimentate da energia rinnovabile”. E per le merci? “Serve un internet dei trasporti. Servono sensori sui camion, monitorabili in tempo reale, e i camion e i treni saranno guidati da remoto».
Dove trovare i fondi per questi cambiamenti?
“Abbiamo tutti i soldi che servono. Il problema è come vengono spesi. Investiamo ancora in infrastrutture della seconda rivoluzione industriale. Dobbiamo riorientare gli investimenti. I governi dovranno avere la capacità di far convivere i due sistemi, incoraggiando a crescere quello del futuro ma senza strozzare quello del passato”.
Molti paesi hanno intrapreso questa strada del cambiamento, tra cui la Germania, ma anche la Cina. Anche l’Italia deve seguire la strada del futuro. “Nessuno batte la creatività italiana. Voi potete guidare questa rivoluzione soltanto se ne capirete l’importanza. Matteo Renzi lesse un mio documento e mi disse: andremo in questa direzione. Beh, io amo questo paese, il vostro paese, e spero proprio che lo faccia. Perché è così che si batte il declino”.