La sentenza era attesa per oggi ed è arrivata puntuale: Amazon dovrà versare 250 milioni di euro a titolo di risarcimento per vantaggi fiscali illeciti dei quali il colosso dell’e-commerce ha goduto registrando in Lussemburgo la base delle proprie operazioni. A dare l’annuncio è stata Margrethe Vestager, il commissario dell’Unione Europea per la concorrenza.
La decisione è arrivata dopo ben tre anni di indagini. Il comportamento è considerato illegale, una violazione delle norme antitrust, perché ha privilegiato Amazon nella concorrenza con altre imprese, consentendole di pagare molte meno tasse rispetto alle altre. A conti fatti, tre quarti dei suoi profitti non sono stati tassati. Il colosso di ecommerce ha beneficiato per dieci anni di un accordo stretto con il Lussemburgo nel 2003 per avere un trattamento di favore sulle imposte da pagare per il business nel continente europeo. Sia il Paese sia la società hanno sempre negato l’esistenza di questo patto, ma la tasazione favorevole emerge chiaramente dalle indagini effettuati e dai documenti acquisiti.
Amazon ha risposto alla Commissione Europea con una nota in cui afferma che valuterà un ricorso in Appello: “Riteniamo di non aver ricevuto alcun trattamento speciale dal Lussemburgo e di aver pagato le tasse in piena conformità con la legislazione fiscale lussemburghese ed internazionale. Valuteremo le nostre opzioni legali, tra cui il ricorso in appello”.
Anche il Lussemburgo ha commentanto la decisione: “Abbiamo preso nota di quanto deciso e faremo uso della dovuta diligenza per analizzare la decisione”.
I 250 milioni dovranno ora essere versati da Amazon al Lussemburgo.
Nell’occasione, la Commissione è tornata anche sul caso simile che ha visto coinvolti Apple e Irlanda. Apple avrebbe dovuto versare la multa da 3 miliardi di euro allo stato irlandese entro il 3 gennaio 2017, ma la cifra non è ancora stata versata, e quindi la decisione UE non è stata rispettata. Proprio lo stato ha fatto ricorso, insieme alla società di Cupertino, contro la decisione europea, negando il sistema di aliquote vantaggiose che avrebbe riservato alla società tra il 2003 e il 2014, e a quanto pare non ha intenzione di recupere la somma decisa dall’UE.
Per questo motivo, la Commissione ha deferito l’Irlanda alla Corte di Giustizia europea.