Tra i banchi di scuola cominciano a esserci, oggi, i veri nativi digitali: lungi dall’essere un fatto irrilevante, questo pone le istituzioni scolastiche di fronte alla necessità di dover rivoluzionare le modalità di apprendimento e di organizzazione della conoscenza. In altre parole, i bambini hanno oggi più dimestichezza con il display touch che con la penna: come possiamo pensare che questo non influenzi la loro formazione?
Proprio ieri si sono svolti a Bergamo gli Stati Generali della scuola digitale, dove è stato fatto il punto dell’evoluzione dopo un anno del lancio del Piano nazionale scuola digitale, che ha attuato, secondo Davide Faraone, sottosegretario del ministero all’Istruzione «investimenti complessivi che stimiamo in un miliardo di euro, sia per la formazione che per l’utilizzo del digitale come strumento trasversale», a cui si aggiungono 350 milioni di euro messi a disposizione per il bando delle scuole innovative. Più di mille tra docenti, dirigenti scolastici e genitori hanno partecipato alla giornata.